violenza domestica

La violenza domestica è il comportamento abusante di uno o entrambi i compagni in una relazione intima di coppia, quali il matrimonio e la coabitazione. Il termine è solitamente utilizzato per fare riferimento alla violenza tra partner, ma viene utilizzato talvolta per riferirsi alla violenza nei confronti dei figli, o più in generale la violenza all’interno della famiglia[1]. L’Organizzazione mondiale della sanità considera quattro forme di violenza tra partner: atti di violenza fisicaviolenza sessualeviolenza psicologica e comportamenti controllanti[2]. La American Psychological Association include inoltre lo stalking e l’abuso economico[3]. Tali comportamenti possono costituire reato a seconda della locale legislazione e della loro gravità.

Negli anni settanta il movimento femminista richiamò l’attenzione sul fenomeno delle donne picchiate dai loro partner. Tale visione si è estesa ad includere fra le vittime di violenza domestica le donne non sposate ma conviventi e gli uomini vittima di violenze da parte delle loro mogli o compagne. Si possono riscontrare casi di violenza domestica anche tra coppie dello stesso sesso[4].

La violenza economica o “abuso economico” include una serie di comportamenti raggruppabili in tre categorie: impedire l’acquisizione di risorse, impedire lo sfruttamento delle risorse disponibili e consumare le risorse della vittima[10]. Alcuni esempi includono la limitazione dell’accesso a conti bancari, soldi contanti, fondi per spese casalinghe, comunicazioni telefoniche, trasporti o cure mediche[2]. È possibile riscontrare inoltre sabotaggi attivi della situazione lavorativa della persona attraverso tattiche che impediscono di trovare un lavoro[11] o di presentarsi al lavoro[12].

profughi

Il tema dei diritti e della cittadinanza è un discorso enorme, che mette in discussione il senso stesso di nazione e di confini, e di cui non ci occupiamo qui.
Quel che preme sottolineare è che sotto la questione dei diritti, si sente strisciante l’assunto di una irrimediabile diversità, di una impossibilità a considerare tutti passibili degli stessi.

Ci chiediamo, perciò, cosa succede di fronte a questo mare magnum di informazioni e narrazioni quotidiane sui migranti, intrise di retorica – dall’invasione all’emergenza – e prive di memoria storica, volutamente atte a sviare i problemi di un paese dove le politiche errate e la disuguaglianza sociale non sono certo fatti nuovi.

children

Oggi giorno vediamo decine di spot televisivi, reportage e video online sulla povertà che colpisce milioni e milioni di bambini in ogni parte del mondo.

Vediamo immagini di bambini denutriti, malati e la cui condizione di povertà pregiudica crescita e futuro. E, giustamente, pensiamo che siamo cosa giusta aiutarli e dare loro una speranza.

Stiamo quindi parlando di centinaia di milioni di bambini che non hanno abbastanza cibo per crescere in salute, che non hanno cure mediche e che spesso non possono andare a scuola, ma sono costretti a fare lavori usuranti e pericolosi.

Di conseguenza, le immagini di bambini poveri del terzo mondo che vediamo spesso, benché spesso un po’ drammatizzate, sono perfettamente fondate. Per milioni di bambini, la fame rappresenta la prima minaccia e la prima causa di morte.